"C'erano quelli che leggevano e poi c’erano gli altri.
Ci si accorgeva subito se uno era un lettore oppure no.
Tra gli esseri umani non c’è differenza più grande."
L’amicizia, la montagna e i libri si intrecciano in questo Discorso con dolcezza, gratitudine e dolore, per attraversare il lutto e andare oltre: “Per me rimani Diego, per me insisti, prosegui e io continuo e seguirti”. Una serie di fotografie seguono passo passo le parole.
“In posti lontani abbiamo condiviso notti con le briciole di stelle cadenti, abbiamo respirato i loro pulviscoli incendiati dall’attrito con l’aria. Nel sonno abbiamo sentito la giravolta delle costellazioni con la Stella Polare fissa al centro, a pirolino di roulette. Abbiamo scippato certe notti così alla vita dei giorni. Distanti da candele, lampadine, fari e torri di guardia, abbiamo fissato nelle pupille la distesa dei puntini luce.” Sono pagine di commozione trattenuta, e per questo tanto più commoventi e vivide, queste che Erri De Luca dedica all’amico scomparso, seguito sui saliscendi in Himalaya, in Ecuador o nelle Dolomiti. Nell’indagare la causa della sua caduta, nel ripercorrere la via dove è morto, cercando il punto preciso del suo distacco dalla roccia, l’autore gli restituisce corpo e voce, riporta pagine dei suoi taccuini e passi dalle lettere che nel tempo si sono scritti, tracciandone un ritratto concreto e poetico – “chiamava regalo un mucchio di altre cose che a me non sembravano. La piccola nuvola scura che a cielo sereno precede il temporale, il fiore nella fessura di una parete a picco, l’incontro con uno stambecco: regali. Si ricevono e basta, magari con un grazie”.